22 novembre 2025 - 17 gennaio 2026
Conference of Echoes | Rubén D’Hers, Chelsea Leventhal, Martyna Poznańska
Galerie Mazzoli // Eberswalder Str. 30, Berlino
Rubén D’Hers (*Caracas, Venezuela) lavora con installazioni sonore, musica e pittura. Il suo lavoro recente prende spunto dai suoni stazionari degli ambienti interni, dai materiali e dagli spazi in cui si manifestano, dal rumore prodotto da musica ascoltata involontariamente, così come dai suoni interni del corpo, quali acufeni, earworms e allucinazioni musicali. Le sue installazioni sonore utilizzano la pittura per evocare un’estensione acustica dello spazio e per speculare su un vocabolario di materiali, luoghi e oggetti come potenziali fonti sonore.
Il suo lavoro è stato esposto e presentato in sedi quali ABRA Caracas (VE), Villa Romana (IT), Tokyo Arts & Space (JP), Artica Svalbard (NO), Klangraum Krems (AT), Netwerk Center for Contemporary Arts (BE), The Empty Gallery (HK), Heart of Noise Festival (AT), Donau Festival (AT), Le Bon Accueill (FR), TEA Tenerife (ES), ZKM Karlsruhe (DE) e Neues Museum Weimar (DE). È stato destinatario del Villa Romana Preis 2024, della borsa di scambio culturale del Senato di Berlino Berlino–Tokyo 2021, della borsa di lavoro della Stiftung Kunstfonds 2020 e del premio per artisti emergenti della Cisneros Fontanals Foundation CIFO 2018.
Chelsea Leventhal (*Berkshire County, USA) è un’artista interdisciplinare del suono e dell’installazione con base a Berlino, Germania. Le sue opere affrontano la rianimazione e l’articolazione dello spazio, la percezione di archetipi uditivi e la creazione di allegorie sonore, assumendo principalmente la forma di installazioni sonore site-specific nello spazio pubblico e di lavori sonori multicanale con componenti scultoree, elementi visivi o video. Il paesaggio sonoro domestico, l’esplorazione psicogeografica degli spazi urbani e il rapporto tra essere umano e natura sono temi ricorrenti nel suo lavoro.
Ha ricevuto commissioni da organizzazioni quali Pépinières Européennes pour Jeunes Artistes (FR), id11 (NL), Kultur Mitte, Bezirksamt Neukölln e Bezirksamt Schöneberg a Berlino (DE), I-Park Foundation (USA) e i Wittener Tage für neue Kammermusik (DE), e ha partecipato a numerose residenze, tra cui quelle presso l’Hellerau European Centre for the Arts e lo ZKM di Karlsruhe (DE), la Interfaces Residency (CY), il Künstlerhaus Lukas ad Ahrenshoop e la bangaloREsidency del Goethe-Institut (IN). I suoi lavori sono stati presentati a Maerzmusik e all’Akademie der Künste di Berlino (DE), al Dystopia Festival di Istanbul (TR), al New York City Electroacoustic Music Festival (US), allo Skulpturenmuseum Glaskasten (DE) e in molti altri contesti diversi.
Martyna Poznańska (*Bialystok, Polonia) è un’artista interdisciplinare che lavora con diversi media attraversando più ambiti, costruendo connessioni tra il mezzo intangibile del suono e la materia solida. La sua pratica include l’ascolto e il field recording in parallelo al lavoro con vari strumenti visivi, quali video, oggetti trovati, il proprio corpo, il disegno e la scrittura.
Ha esposto e performato in sedi quali l’Akademie der Künste di Berlino (DE), Unsound Festival di Cracovia (PL), SPOR Festival (DK), Heroines of Sound Festival (DE), Savvy Contemporary (DE), Aperto Raum (DE), November Music Festival (NL), Onassis-Stegi Foundation (GR), Instituto Cervantes (PL), Osmička Gallery (CZ), Schwartzsche Villa, Galerie Weißer Elefant (DE) e Maerzmusik (DE). Nel 2013 ha ricevuto una borsa dal Ministero della Cultura polacco e nel 2018, così come nel 2021, le è stata assegnata una borsa di studio dalla Senatsverwaltung für Kultur und Europa di Berlino.
COMUNICATO STAMPA
La Galerie Mazzoli presenta opere nuove e recenti di Martyna Poznańska, Chelsea Leventhal e Rubén D’Hers, tre artisti con base a Berlino che lavorano all’intersezione tra suono e arti visive. Attraverso collage, disegni, pitture, suono elettroacustico e installazioni cinetiche, si lasciano guidare dalla propria ipersensibilità ai suoni ambientali e all’acustica degli spazi. Il visivo è condotto dall’uditivo, mentre esplorano con attenzione territori della memoria e della perdita, che siano ricordati, immaginati o temuti.
Nella sala frontale della galleria, l’installazione sonora cinetica di Martyna Poznańska Simulacrum ci presenta un paesaggio di metallo e olio. Azionate da frequenze infrasoniche, aste in fibra di carbonio vibrano e collidono in un sistema multicanale. Da anni l’artista documenta, attraverso la propria pratica, le regioni forestali della Polonia orientale; in questo contesto, queste strutture diventano alberi fantasma — spettri futuri — come risposta a un’industria del disboscamento fuori controllo. Attraverso la composizione, il suono del vento tra gli alberi diventa oggetto di un interrogativo escatologico, ricostruito come un freddo tintinnio. Se il meccanismo volatile e instabile della scultura cinetica Time’s Out sottolinea un senso di inevitabilità, i disegni di Poznańska cercano invece di mappare una connessione subliminale con forme e forze naturali. Qui si potrebbe anche immaginare che il suono che riecheggia nello spazio sia sceso direttamente sulla carta.
Nei suoi lavori recenti, Rubén D’Hers ha esaminato l’esperienza uditiva degli spazi interni come catalizzatore di memoria e allucinazione. In Terminaciones Nerviosas, presentato nella sala centrale della galleria, l’acustica dell’ambiente è il soggetto di un dittico di dipinti dedicati a un momento intimo di emissione e ascolto del suono all’interno di uno spazio piastrellato. La difficoltà di trattenere i contorni morbidi di tali ambienti si riflette come tensione fisica in due sculture accompagnatorie e nella qualità evanescente di una registrazione audio diffusa nella stanza. Nelle sue nature morte, D’Hers raffigura le fonti apparentemente insignificanti dei suoni ambientali che plasmano gli spazi che abitiamo, spesso scegliendo di rispecchiare anche i propri interventi. Registrare e dipingere diventano così atti di tenerezza verso stanze e oggetti intimamente fusi con l’esperienza umana, ma troppo facilmente ignorati o dimenticati.
Nella sala sul retro della galleria, due cicloni di pareti frammentate, travi, porte, scale e finestre ruotano nell’oscurità. Chelsea Leventhal ha posto la costruzione sonora della casa al centro del proprio lavoro, e l’installazione sonora cinetica The point of forgetting ne osserva in particolare la fragilità. In questo studio di soglie, liminalità e distruzione, l’atto dell’abitare si esprime attraverso ombre ed echi, come grani acustici e elementi scultorei che oscillano tra il familiare e l’alienante. Ciò che potrebbe essere letto come un’allegoria del rapporto complesso tra spazio domestico e memoria appare ora inseparabile dall’inondazione di immagini prodotta dagli eventi attuali. I suoi collage, che combinano immagini stampate su carta da parati e intrappolate dietro ritagli ordinati, esplorano analogamente l’archetipo della casa come contenitore inevitabile dell’orrifico e del sublime.
Ciascuno con una formazione in composizione elettroacustica, studi sul suono e arti visive, D’Hers, Poznańska e Leventhal esprimono la loro preoccupazione per il ruolo del suono nelle esperienze di insediamento e il desiderio di preservare ciò che rischia di scomparire o di essere distrutto. In queste meditazioni su suono, silenzio, nostalgia e paura, attraverso l’atto di rianimazione cinetica e sonora ma anche su tela e carta, è in definitiva un istinto protettivo a emergere, insieme alla determinazione di contrastare la facilità del dimenticare.
Immagini: © Eva Vialkowska | OKNO studio photography; © Martyna Poznańska