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    You have a new memory

    Marie Lelouche
    14 Gennaio - 14 Marzo 2020
    You have a new memory | Marie Lelouche
    Galerie Mazzoli / Eberswalder Str. 30, Berlino



    Marie Lelouche, nata nel 1984 a Saint Junien, è diplomata all'Ensba de Paris, alla Sorbona, Le Fresnoy - Studio national des arts contemporains, e attualmente sta conseguendo un dottorato di ricerca/creazione presso l'Université du Québec à Montréal e Le Fresnoy dal titolo "Scultura post-digitale". Il suo lavoro, di estetica minimale e astratta, è stato esposto in Belgio ad ArtBruxelles, in Francia al Musée du Lam o al Festival Mirage, in Corea del Sud allo Studio National d'Art Contemporain, in Brasile alla Casa de Bailar, in Italia allo Spazio Thetis e a Berlino alla Galleria Mazzoli.

    Il suo lavoro, la cui pratica mette in discussione lo spazio e il volume, si interessa all'evoluzione delle forme assunte nel loro contesto tecnico-culturale, con una particolare attenzione all'azione del rimescolamento. Ha partecipato a diversi programmi di residenza in Corea del Sud, Francia, Italia, ha sviluppato progetti collettivi in Amazzonia e Siberia, e collabora con ricercatori, artigiani, ingegneri e più recentemente a Londra con un coreografo. Le pratiche del dislocamento, così come invocate dagli studi culturali o dagli studi di mobilità, rimangono un punto chiave del suo lavoro.



    COMUNICATO STAMPA
    Galerie Mazzoli è lieta di presentare “You have a new memory”, la prima mostra personale di Marie Lelouche in Germania.
    Entrando nello spazio espositivo, ci imbattiamo in un gruppo di oggetti alti, fieri, composti da strisce di PVC stampato che, come tende, ricadono pigramente sul pavimento. Lo scenario richiama alla mente l’immagine di Baudelaire del tempio dei pilastri viventi, che emettono simboli oscuri da interpretare. Queste strutture trasmettono infatti una sorta di aura: percepiamo tracce impalpabili di riferimenti e connessioni. Non c'è altro modo, per conoscerle, se non avanzare e camminare tra di esse. L'autrice richiede esplicitamente la nostra presenza all'interno dell'installazione, poiché considera il visitatore parte integrante del suo lavoro: "la parte mancante", nelle sue stesse parole.
    La ricerca di Lelouche trova la sua base concettuale nell'ambito della filosofia e della psicologia. Vicina al pensiero empirista come quello di William James - approfondito nel saggio di Cyril Crignon * - il lavoro dell'artista francese propone una visione del mondo come un insieme di esperienze che non possono essere analizzate oggettivamente. In altre parole: la realtà non può essere separata dalla mente dell'osservatore.
    Marie Lelouche ci porta in uno spazio in cui la realtà è sfaccettata e mista, liberata da ogni dualità. Analogico / digitale, sostanziale / sensoriale, visivo / uditivo , personale / collettivo sono qui elementi che coesistono in una continuità liquida. Il tangibile, il digitale, l'intellettuale: tutti questi domini sono mescolati tra di loro. In una simile dimensione, perfino la gerarchia sensoriale non esiste: l'esperienza attraverso il suono, la vista e il tatto avviene in modo continuo.
    Anche la tecnologia è centrale nella pratica di Marie Lelouche: un coinquilino invadente e al contempo un complice indispensabile. Lelouche recentemente si è dotata delle tecnologie più avanzate, come uno scanner 3D che utilizza per sondare spazi pubblici, accumulando quelli che potremmo definire superficialmente "ricordi". È precisamente la parola "ricordo" che attira la sua attenzione e da origine a You have a new memory. In questa mostra, l'artista lo sviscera e lo esamina come un corpo vivente, dotato della propria individualità.
    "Hai un nuovo ricordo" è un messaggio con cui la tecnologia irrompe nella sfera privata, costringendoci a confrontarci con ricordi che a volte sembrano tutto fuorché il nostro passato. Diapositive fredde e anonime, i ricordi digitali appaiono distorti, perfino falsi, creando una sensazione di dissonanza. Questa consapevolezza ha spinto Lelouche a indagare sui meccanismi mnemonici della mente umana, scoprendo che essa funziona in modo altrettanto fallace.
    Studi recenti hanno dimostrato infatti che immagazziniamo ricordi usando due parti del nostro cervello: uno fissa le connessioni, l'altro, quasi paradossalmente, le divide, registrando elementi isolati. Questi elementi emergono poi in modo diverso, in base a ciò che - inconsciamente - vogliamo ricordare. Alcuni vengono estratti, altri archiviati. Ogni volta che ricordiamo quindi, costruiamo una scena diversa, produciamo un ricordo che è separato dalla sua fonte, un elemento che, in un certo senso, sembra essere falso. Un nuovo ricordo. Una nuova realtà.
    Lelouche abbraccia questa visione e il suo lavoro parte dal presupposto che la memoria, sia in forma fisica che digitale, sia un magma instabile, una descrizione inaffidabile del passato che porta alla formazione di nuove immagini.
    Per le opere esposte in galleria, l'artista attinge dal suo archivio personale di scansioni 3D di superfici, angoli o dettagli di luoghi pubblici. Gli spazi pubblici e l'arredo urbano hanno sempre richiamato la sua attenzione. Sono elementi comuni, in quanto creano un terreno sociale e mentale collettivo e condiviso, eppure anche molto personali, poiché sono percepiti in modo diverso da ciascuno. Sono ricordi senza referente, rappresentazioni senza soggetto.
    Un archivio, quello di Lelouche, che dunque non ha mai avuto lo scopo di costituire il ricordo di qualcosa. In questo senso, l'azione dell'artista francese non può essere quindi classificata come processo archivistico, ma piuttosto come una forma di trasformazione che imita il nostro processo mnemonico, trasformando una memoria dormiente in qualcosa di completamente nuovo.
    Questi frammenti di spazio scansionati creano un insieme di forme astratte. Lelouche li ha stampati su PVC e li ha appesi, come totem, per creare una foresta di nuovi ricordi finalmente liberati. Nuove memorie, talmente indipendenti da avere perfino le loro identità: Elis, Andrea, Yuma e Celes.
    Dopo una prima esplorazione, arriviamo a scoprire la presenza di tre smartphones apparentemente abbandonati, sui quali scorrono testi enigmatici. I telefoni fungono da voci di Elis, Andrea, Yuma e Celes, che discutono della natura della memoria, in alcuni casi parlando tra di loro, in altri facendo monologhi.
    Questo è il culmine di una situazione apparentemente disorientante: in queste stanze le immagini non sono più ricordi, hanno perso la loro indicalità, subendo una trasformazione. Le nuove identità di tali immagini, tuttavia, stanno facendo uno sforzo per comprendere la memoria e mostrare il loro potenziale mnemonico, e in particolare la loro capacità di ricordare immagini come loro. Ci siamo immersi in un paradosso, che è allo stesso tempo quanto di più vicino alla realtà.
    Partendo da una ricerca sul ruolo della tecnologia e sul funzionamento del cervello umano, Lelouche arriva dunque a esprimere la sua personale prospettiva attraverso mezzi visivi. Sembra distorta o distopica, tuttavia si riferisce con estrema precisione proprio alla realtà in cui viviamo: un luogo multidimensionale in cui la memoria umana non corrisponde alla verità, e in cui la memoria umana e la memoria digitale non corrispondono, e tuttavia coesistono.
    Quel velo di Maya che copre il mondo fenomenico è l'unica realtà. Rimanendo con Schopenhauer: Lelouche stende, taglia, moltiplica quel velo e ne ricava materia vivente.
    Lo spazio che divide le cose dalle esperienze, le esperienze dai ricordi e i ricordi da noi stessi, è indefinito. La ricerca di Lelouche si colloca esattamente in questo punto liminale, che lei rende fisico.
    * You have a new memory, essay del filosofo Cyril Crignon, pubblicato in occasione della personale dell’artista a Berlino, Galerie Mazzoli, gennaio 2020.

    Lucia Longhi

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    + Marie lelouche, You have a new memory - Galleria Mazzoli, Berlino 2020