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    Taming Chaos

    Roberto Pugliese, Pe Lang, Pierre-Etienne Morelle, Carlo Benvenuto, Christian Achenbach
    Taming Chaos
    9 Febbraio - Aprile, 2019
    Taming Chaos  //  Roberto Pugliese, Pe Lang, Pierre-Etienne Morelle, Carlo Benvenuto, Christian Achenbach
    Galerie Mazzoli / Eberswalder Str. 30, Berlino



    Galerie Mazzoli è felice di annunciare l’apertura della nuova sede a Berlino in Prenzlauer Berg con la mostra collettiva “Taming Chaos: Tendency Masks and other succulent Tricks to safeguard Balance”.
    Saranno esposte nuove opere di Roberto Pugliese (Italia, 1982), Pe Lang (Svizzera, 1974), Pierre-Etienne Morelle (Francia, 1980), Carlo Benvenuto (Italia, 1966) and Christian Achenbach (Germania,1978).



    COMUNICATO STAMPA
    Per secoli l’equilibrio è stato un concetto fondamentale in arte, uno strumento di ordine per assegnare al mondo un significato. Sinonimo di bellezza, l’equilibrio è stato ricercato con entusiasmo dagli artisti in ogni aspetto del loro lavoro: nella composizione, nella scelta cromatica, nella rappresentazione dei personaggi e persino nella quantità di pezzi da presentare in una mostra. Per questa collettiva, tuttavia, l'attenzione non è sull'equilibrio come misura di armonia all'interno della disposizione delle diverse parti di un’opera o di una mostra, ma piuttosto sull'equilibrio come mezzo per conciliare controllo e possibilità, ordine e caos, scelta e non scelta. Benchè tutti gli artisti esposti impieghino mezzi molto diversi - anzi, ciascuno di essi si fa portavoce di un diverso ma tradizionale medium artistico - condividono tutti la tendenza a incorporare nei loro lavori elementi che sono al di fuori del loro controllo, limitando tuttavia tale presenza in modo da impedirne la supremazia. Mentre inizialmente lo spettatore sentirà che tutte le opere obbediscono a un rigoroso codice produttivo, presto realizzerà che questi pezzi non sono esclusivamente il risultato di un progetto pre-pianificato. I cinque artisti sembrano condividere l'idea che l'arte debba incorporare l'intervento esterno delle forze naturali per essere completa, ma non dovrebbe arrendersi all'indeterminatezza. L'uso del caso o di una sua indagine filosofica, sono lungi dall'essere oggetto del lavoro di questi artisti, come potrebbe essere invece il caso di molti autori che li hanno preceduti (in particolare François Morellet e John Cage). L'imprevedibile è piuttosto uno strumento che consente loro di creare un senso di distacco dalla retorica della pratica mimetica mantenendo un linguaggio altamente individuale. Se si dovesse parafrasare Clement Rosset, sostenendo che il caso è ovunque, allora potremmo vedere questo atteggiamento come una necessità emergente dalla consapevolezza che non si dovrebbe tentare di nascondere qualcosa che sarà comunque presente nel lavoro finito, ma piuttosto si dovrebbe mantenere sotto controllo per evidenziare gli elementi soggettivi del processo creativo e prevenire l'autodistruzione dell'idea originale. Il lavoro di Morelle, ad esempio, consiste in diversi elementi tenuti insieme da corde tirate, molle o ganci. L'allungamento di queste parti fa sì che gli elementi strutturali siano sottoposti a uno stress fisico che alla fine ne modifica la forma. Tali modifiche sono abbastanza imprevedibili, ma la pratica richiede all'artista di trovare un punto di equilibrio per evitare un allungamento eccessivo, che altrimenti distruggerebbe le sculture. Carlo Benvenuto, d'altra parte, utilizza vecchie apparecchiature analogiche per realizzare la fotografia senza alcun tipo di manipolazione digitale. Per questo motivo, le sue foto mostrano una serie di elementi casuali, dovuti ad esempio alla presenza di polvere sulla pellicola. Anche nel caso di Benvenuto tale intervento naturale deve essere limitato: se ad esempio l'artista lasciasse che la polvere prendesse il controllo del film, l'immagine rappresentata sarebbe inevitabilmente distorta. La presenza dell'imprevisto, tuttavia, consente all'artista di sottolineare che gli oggetti fotografati non sono di per sé il soggetto dell'opera, ma piuttosto il soggetto di un'indagine metafisica. Il lavoro di Pe Lang si muove nel regno della pura precisione meccanica. Tuttavia, i suoi pezzi cinetici producono movimenti in gran parte imprevedibili che non sono controllati nel dettaglio dall'artista. Ciò che è controllato è il confine di tali movimenti, fornendo così un senso di caos ordinato e impedendo il collasso del sistema. Il lavoro di Roberto Pugliese contribuisce al titolo di questa mostra. Le “tendency masks” identificano uno strumento utilizzato nella musica elettronica e nella progettazione del suono al fine di limitare l'area operativa delle funzioni casuali. Sono per definizione un modo per controllare i processi casuali. Pugliese li usa per generare le composizioni sonore associate alle sue installazioni. Mentre la composizione sonora impiega processi generativi, i suoni impiegati sono accuratamente selezionati per creare una corrispondenza tra gli elementi visivi e sonori del brano: la randomizzazione della composizione evidenzia tale corrispondenza precludendo una narrazione sonora che devia l'attenzione dello spettatore/ascoltatore verso il discorso musicale. Nei brani in cui è attivato il feedback sonoro, si deve attuare una funzione di controllo per evitare la distruzione delle apparecchiature audio (e delle orecchie dell'ascoltatore, si potrebbe dire). Infine, i dipinti di Christian Achenbach sono il risultato di un processo che prevede diverse stratificazioni di vernice per lunghi periodi di tempo in cui la tela viene spesso ruotata o spostata al rovescio. Questo viene fatto al fine di ottenere una certa imprevedibilità nel comportamento della vernice durante il processo di asciugatura. Allo stesso tempo, tratti di vernice e macchie casuali si sovrappongono a forme geometriche precise. Nel lavoro di Achenbach, l'equilibrio tra caso e volontà segue un programma particolare che cerca di attuare un processo simile a quello dell'improvvisazione musicale.

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    + Taming Chaos | Roberto Pugliese, Pe Lang, Pierre-Etienne Morelle, Carlo Benvenuto and Christian Achenbach, Galleria Mazzoli, Berlino 2018